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L' Impero alla fine della decadenza

Un improvviso vuoto e un ricercare le ragioni stesse delle cose

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La morte è una dolce puttana che non guarda in faccia nessuno, a volte si accanisce con indicibile violenza su uomini fortissimi, più spesso se la prende con persone anziane e, senza troppa difficoltà nè trambusto, allontana i primi e i secondi dal contatto con le persone a cui erano, per diversi motivi, legate.


Ieri se n'è andata mia Zia, la mia preferita. E' stupido fare gerarchie di affetti, soprattutto quando si tratta di persone che hanno il proprio stesso sangue, ma lei ha per me un significato e un valore particolare: mi ha visto nascere e mi ha accudito, quando ancora ero piccolo e biondo, praticamente alla stregua di mia madre. Sono talmente tanti i ricordi che ho di lei e dei momenti che abbiamo passato assieme che, in questo momento, si mescolano, impazziscono e si confondono nella testa. Se fossi un poeta capace le scriverei una dolce elegia, poichè sono un uomo mediocre non posso che celebrarla così, scrivendo su questo diario una parte di ciò che alberga dentro di me.
Quando mio padre proprio non riusciva a convincermi ad andare all'asilo, mi portava da zia. Con lei passavo tutta la mattina ed era lei a farmi da mangiare. Giocavamo insieme e io avevo la straordinaria e ancora viva impressione che fosse una mia coetanea. A distanza di tempo ho capito perchè: ho capito che l'animo e lo spirito di un bambino si confondevano e prendevano il sopravvento sulla sua persona. Come se, in quel corpo di donna vissuta e invecchiata, vivesse un innocente e pascoliano "fanciullino". Non le ho mai visto dire una cosa cattiva, non l'ho mai vista imprecare contro nessuno. Mi ricordo, piuttosto, con viscerale commozione, quando recitava delle lunghissime filastrocche che aveva imparato a scuola, quando mi raccontava la storia del "Lupo di Gubbio", quando mi regalava, di nascosto da mio zio, i soldi "per comprare il gelato". Era un creatura fragile e delicata, di una bontà infinita, una di quelle rarissime persone incapaci di produrre del male e convinta della buona fede di tutti. Non si era mai allontanata dalla casa in cui aveva vissuto tutta la vita, soffriva di mal d'auto e il "suo mondo" era piccolo piccolo. In quella casa, modesta e dignitosissima, sipario di innumerevoli vicende delle mia famiglia, è ora abitata soltanto da mio Zio e dalla solitudine che la morte ha lasciato.
Se n'è andata mia Zia, e ha lasciato un grandissimo vuoto in tutte che le persone che l'hanno voluta bene. Se esiste un paradiso lei è lì, tra gli angeli più belli e le stelle più brillanti. A me ha lasciato in eredità una grande lezione di dolcezza infinita: mi sforzo di vivere come lei mi ha insegnato. Vivrà attraverso me, vive dentro di me.