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L' Impero alla fine della decadenza

Ventesima puntata

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Il diario è diventato maggiorenne e adesso si appresta ad entrare negli "enti": ventesima puntata.
E' da un pò che non scrivo sul diario. Non l'ho fatto perché, paradossalmente, avevo troppe cose da dire, troppe cose che avrei voluto esternare se solo fossi stato capace di estenderle a tutti, senza cadere nell' inutile vortice dell'unicità, con la perfetta latente percezione che la persona a cui le avrei indirizzate non le avrebbe mai lette, per motivi che non mi riesco a spiegare e che, addirittura, non conosco, per il tempo e lo spazio che violentemente ci dividono.


Mi tormenta questo luglio malinconico, col suo caldo e con le solitudini notturne che il sonno incostante non riesce proprio a spezzare. E poi faccio sogni che, senza incertezza, definisco incubi: paesaggi inconsueti e situazioni malinconiche che tracciano solchi pesanti sulla mia intimità, che condizionano tutta la giornata, che mi rendono di cattivo umore. Il più delle volte sono cattivi presagi, che sfiorano la mente nel punto più delicato e la fanno impazzire. Per contrastarli mi limito a rifiutarli categoricamente, atteggiandomi in uno stato di perniciosa e irresponsabile anti-materia; nel farlo mi sento ridicolo - lo ammetto candidamente - ma un presagio, per giunta cattivo, è tale perché potrebbe diventare realtà, e la realtà che temo e che, con ogni forza, respingo è qualcosa che farebbe disintegrare le piccole particelle che reggono l'equilibrio della mia avida psicologia. Questa condizione di uomo vile timoroso del tempo che passa, dove tutto è la fottuta fotocopia immutata di sempre, è, tuttavia, destinata ad evolversi: prima o poi bisognerà fare i conti con il presente, prima o poi bisognerà rompere nuovamente il mediocre guscio che ho costruito, magari per farne uno migliore, o magari per liberarsene definitivamente, questo non posso prevederlo.
Ieri sono evaso da Roma e sono stato con alcuni amici a Palestrina. Mi ha fatto bene questo piccolo spostamento, sia per la bellezza di questa cittadina, con le sue strade strette e in salita, con i suoi lampioni di ferro e le luci arancioni, con il bellissimo tempio romano della Dea Fortuna (ascolta le mie preghiere, Dea!), sia perché avevo una viscerale esigenza di recuperare la dimensione con gli spazi urbani. Roma è una città che non puoi avere mai sotto controllo, e se questo è un bene, soprattutto nei mesi invernali, perché la sua straordinaria varietà non ti annoia mai, diventa un problema d'estate, quando sbiadiscono i punti di riferimento e finisci per perderti nel nulla più assoluto, in un inutile meccanismo perfetto. Palestrina è stata un ottimo antidoto alle notti romane, mi prometto di ritornarci e, questa volta, con un pò di ore di sonno in più in corpo.
Questa ventesima puntata si chiude citando 2 canzoni che stanno facendo da contorno alle mie giornate. M'hanno colpito talmente tanto che ho addirittura deciso di comprare i relativi cd (era dal marzo 2001 che non compravo un cd...)

DELTA V - VIA DA QUI
Evidentemente non capisco i tuoi discorsi
che mi sembrano partire da problemi inesistenti
quando perdi l'equilibrio e provi a fare resistenza
parla piano
Quindi stamattina avrei pensato di partire
qualche giorno o settimana son sicuro farà bene
per riprendere il controllo e definire un obiettivo
per quest'anno
Sono scelte obbligate che fanno stare male
ma rendono coscienti di quanto dovrei fare
e inevitabilmente si corrono dei rischi
che è inutile affrontare se non si vuole andare
Via da qui
E' inutile pensare, forse è meglio ricordare
domani poi ti scrivo, qualche cosa ti so dire
Io semplicemente non ho voglia di soffrire
vorrei solo poter credere, riuscire ad ascoltare
certi giorni guardo fuori e vorrei solo poter
vivere lontano
Certe cose cambiano e ci rendono incapaci
di comprendere i dettagli di una vita tormentata
anche se continuo a credere
che solo noi possiamo riprovare.

VIRGINIANA MILLER - LA VERITA' SUL TENNIS
Dea pagana del sole sul campo centrale
spero in una volè di sguardi per me - io ti spio
Si mi piace guardare, godermi lo stile che hai
e rodermi il cuore di panna al bar
ma nessuno lo sa, no nessuno lo sa - io ti spio
Tesa fino al gemito, fiato reso libero
vita in fuga lungolinea
e sotto la doccia scivolava la bella vacanza
fra i pini di Roma come la schiuma, come l'età
ma nessuno lo sa, no nessuno lo sa - io ti spio
Nessuno sa, nessuno immagina che ci penso ancora
nessuno sa, nessuno immagina che mi manchi ancora
nessuno sa che pensando a te io mi masturbo ancora
la verità, la verità sul tennis
nessuno sa, nessuno immagina